Principi ispiratori dell’ Associazione
Descrivere o anticipare tutte le azioni e gli obiettivi che gli associati si propongono animare è un’ impresa difficile
Facile è invece spiegare i principi ispiratori e fondanti della nostra associazione “ReALTà”
Libertà e solidarietà
Vogliamo declinare con forza la libertà in tutte le forme che la legge stessa si impone
Libertà di scelta del cittadino: se il cittadino deve essere libero di scegliere la struttura o il professionista cui rivolgersi, lo deve fare almeno a parità di condizioni, ovvero deve sapere che spenderà gli stessi soldi rivolgendosi ad una struttura pubblica quanto ad una privata.
Oggi gli ospedali o i laboratori pubblici possono erogare in convenzione tutte le prestazioni che vogliono, mentre nelle strutture private non tutte le analisi vengono “passate in convenzione”
Il nomenclatore tariffario unico, se si chiama unico, deve essere applicato indifferentemente sia nel pubblico che nel privato e al cittadino deve essere consentito di scegliere in quale struttura recarsi solo in funzione della qualità del servizio erogato e non sulla base del risparmio occasionale
E’ solo così che la libera scelta si potrà tradurre in un miglioramento del servizio in termini di efficacia ed efficienza; sia pubblico che privato
Libertà di impresa: non tutti sanno che le strutture private devono lavorare entro un budget assegnato dalla Regione e non possono accettare pazienti oltre un predefinito tetto di spesa. In pratica, come già successo in passato, il cittadino rischia di sentirsi rifiutata la prestazione in un centro privato accreditato perché questo centro ha superato il fatturato assegnato.
Ma vi sembra normale che venga utilizzato un meccanismo che penalizza i professionisti che lavorano meglio, e che quindi vengono preferiti dall’ utenza, e invece mette in posizioni di rendita protetta le strutture che finiranno per lavorare solo perché gli altri hanno esaurito il budget?
Se di budget si deve parlare, come si era già fatto in passato, deve essere un budget di branca, ovvero valido per tutti insieme cumulativamente: i pazienti sceglieranno la struttura cui rivolgersi per la qualità del servizio e non per il fatto che non abbia raggiunto il limite massimo di lavoro che assolutamente non ne garantisce la qualità. Anzi!!!
Libertà di mercato: questa è forse più difficile da spiegare, ma nasconde la vera ricetta per controllare e razionalizzare la spesa. Finora ci siamo preoccupati di difendere la scelta del cittadino in base alla qualità della struttura sanitaria, e non in base al prezzo della prestazione (diversa tra pubblico e privato) o in base al superamento del budget da parte della struttura privata. Ma questo non vuol dire che non si presti attenzione al controllo e razionalizzazione della spesa. Soltanto che questa intenzione passa attraverso il libero mercato.
Ogni struttura privata viene pagata in base ad un tariffario stabilito dalla regione ed in base al numero di analisi effettuate: tante analisi, tanto ad analisi e il conto è fatto.
Con questi soldi il professionista deve pagare i reattivi, i macchinari, la struttura, il personale, le utenze, gli aggiornamenti…. in una parola tutto!!!
Nella struttura pubblica la situazione invece è leggermente diversa: i rimborsi arrivano con lo stesso principio: tanto ad analisi, tante analisi ed il conto è fatto! Ma con questi soldi si pagano sì e no i reattivi…tutto il resto fa parte di altri capitoli di spesa: insomma il laboratorio pubblico può permettersi di avere quanto personale vuole, quanti macchinari vuole, quanti telefoni vuole…tanto alla fine i soldi da qualche parte dovranno uscire…a meno che poi non arrivi una “spendinreviuuuu”
E chissà chi la pagherà…alla fine dei conti.. questa spendinreviuuu
Ma io chiedo: è normale che professionisti pubblici e privati debbano lavorare con tali disparità di condizioni di mercato?
Perché al professionista privato non deve essere riconosciuto uno stipendio pari a quello del collega che lavora nel pubblico? Perché il biologo o il medico o il tecnico che lavora in una struttura privata deve guadagnare la metà di quanto guadagna il collega impiegato in ospedale?
Non significa monopolizzare il mondo del lavoro da parte del pubblico senza un ritorno in termini di professionalità intrinsecamente aggiunta?
Con un mercato così inquinato, dove da una parte un operatore deve stare attento a quanta gente assumere e a quanto pagarla, e dall’ altro un pubblico che assume amici o parenti senza controllo, salvo poi da parte dei supertecnici con le loro manovre lacrime e sangue, è possibile che ci sia una vera concorrenza ed una sana crescita che tanto viene da tutti invocata?
Dobbiamo equilibrare il mercato, renderlo veramente libero se vogliamo che il servizio migliori soprattutto nei confronti dell’ utenza
Certo messa così, sembrerebbe un’ apologia della libertà, del liberalismo, addirittura del liberismo: tutti liberi, tutti a plaudere al più bravo ed al più rampante
E invece queste libertà devono essere solo lo strumento per conseguire nel modo migliore il nostro vero obiettivo: la solidarietà
Dobbiamo imparare che il profitto in sé non può essere un valore, ma solo un mezzo per realizzare il vero valore dello stare insieme, dello stare sociale, della attenzione da parte di chi ha di più verso coloro che hanno più bisogno
Il vero problema è che stanno facendo di tutto per metterci tutti contro tutti, e ci hanno fatto dimenticare che il vero senso e la vera voglia di stare insieme nasce dalla rassicurazione reciproca di affrontare i problemi che via via si affacciano nella vita di ciascuno
Ed i problemi di salute sono quelli che più di ogni altro tolgono la speranza del futuro…perché ti tolgono il futuro
Qualche giorno fa passeggiavo per la Roma vecchia e passavo davanti ad una scritta “soccorso per i malati poveri”: datava la metà del 1800…. Ma quanti malati e poveri vengono scaricati oggi dal nostro vivere “in civile” ?
Ecco che i piaceri della libertà devono piegarsi alla solidarietà, alla mutua assistenza, all’accorciamento delle distanze tra i primi e gli ultimi
Perché non dobbiamo arrivare prima
Dobbiamo arrivare insieme!
Salute e saluti
paolo madonna
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Nasce una “Nuova Re.A.L.T.à” nella sanità di Roma e Lazio
E’ una “Rete di Ambulatori e Laboratori Territoriali Associati” fortemente motivata a vedersi riconosciuta dalla Regione Lazio una funzione importante nel panorama sanitario regionale, per difendere non solo i diritti del cittadino, degli operatori del settore e la medicina specialistica territoriale, ma soprattutto per garantire modelli organizzativi innovativi e interdisciplinari e quindi potenziare i servizi sociosanitari territoriali.
Nasce per contrastare la tendenza alla costituzione dei megacentri, ovvero di quei supermercati della salute che dovrebbero garantire risparmi alla regione ma che in pratica non saranno altro che centri di potentati economici e disservizi per i cittadini.
Inutile dire che l’ accentramento analitico porta come conseguenza un disagio per l’ utenza costretta a spostarsi da un
quartiere all’altro o addirittura, in provincia, da un paese all’altro per ottenere analisi, lastre e visite che attualmente trovano “sotto casa” anche se senza alcun coordinamento.
Inutile dire che sostituire dieci piccole strutture con un’ unica “megastruttura” avrà inevitabilmente ripercussioni pesantissime sull’occupazione: oggi ciascuna piccola struttura occupa almeno dieci-quindici figure professionali laddove una megastruttura ridurrà notevolmente il personale senza per questo riversare sulla collettività i risparmi ottenuti, dal momento che le prestazioni vengono rimborsate dalla Regione allo stesso modo sia alla piccola quanto alla grande struttura sanitaria.
Inutile dire che le piccole strutture che andrebbero a scomparire vedranno la fine di intere “famiglie” di professionisti che
da anni sono conosciute e apprezzate dai loro pazienti e per i quali hanno un rapporto tanto professionale quanto confidenziale e fiduciario.
In aggiunta a questi valori innegabili, la “Nuova ReALTà” si propone inoltre concretamente di dare corpo ad un progetto rivoluzionario e ambizioso teso a collaborare attivamente nella cosiddetta medicina del territorio.
La medicina del territorio è quell’ insieme di servizi che consentono al paziente di non ricorrere esclusivamente all’ospedale, come accade oggi, per ottenere prestazioni sociosanitarie in orari di chiusura dei classici servizi di medicina (medico di famiglia o studi medici) ed in mancanza dei quali il cittadino, in particolare i più anziani e più fragili, si sente abbandonato e costretto a rivolgersi direttamente ai pronto soccorso anche per disturbi minori.
Sapere che lo studio del medico di base rimane aperto anche 12 ore al giorno, compreso a turno le festività, e sapere che il laboratorio di analisi lo può supportare per le stesse 12 ore al giorno magari offrendo anche esami radiologici in convenzione ed esami ecografici di primo livello ancorché a basso costo rispetto agli alti costi della risonanza magnetica, o di altri esami esclusivi di un eventuale successivo livello di intervento, rappresenterà un miglioramento del servizio per i cittadini e un notevole risparmio per la Regione che vedrà notevolmente diminuire gli accessi e i costi del Pronto Soccorso che deve invece rimanere disponibile per le grandi patologie in urgenza e per la medicina ad altissima contenuto tecnologico e specialistico.
Non è da sottovalutare che tra gli obiettivi della nuova Re.A.L.T.à non sussiste solo la difesa degli operatori medici e non medici dalla inevitabile disoccupazione,ma una crescita della occupazione specialmente per quelle figure professionali (infermieri, psicologi e assistenti sociali) indispensabili per garantire i servizi sociosanitari territoriali. Senza contare che per ottenere tutto questo non è necessario investire un euro delle già disastrate casse regionali, ma semplicemente organizzare e coordinare le potenzialità assistenziali che sono presenti sul territorio e che non vogliono essere sacrificate sull’altare dei megacentri.
Salute e saluti
paolo madonna
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Obiettivi Strategici
La ReALTà, “Rete di Ambulatori e Laboratori Territoriali Associati”, cerca di dare corpo ai propri principi ispiratori ponendosi obiettivi concreti e ben definiti che hanno sempre la guida morale di non essere a favore di una parte, ma di un intero vivere civile e sociale
Semplicemente li elenchiamo
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Eliminazione della soglia minima di efficienza
Gli addetti ai lavori sanno bene che già ora dovrebbero lavorare in accreditamento solamente le strutture che superano le 100,000 (o 200,000) analisi/anno: in poche parole solo il 20% (o il 5%) delle strutture attualmente convenzionate potranno continuare ad accettare la famosa ricetta rosa del medico di base Lo imporrebbe la 54/2010, un decreto del commissario ad acta (Renata Polverini) che attualmente non sappiamo se diventerà operativo a fine anno o quando, nonostante interpellanze regionali presentate (e regolarmente ignorate) e ripetuti solleciti scritti Semplicemente noi della ReALTà riteniamo insostenibile, da tutti i punti di vista, che il rapporto di convenzione si imperni sul fatturato di una struttura sanitaria e non sulla qualità della stessa
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No al budget x struttura – Si al budget x branca
Questo non meriterebbe nemmeno di essere argomentato
E’ talmente chiaro e limpido che ci sembra impossibile che si sia sopportato per anni una norma tanto incostituzionale e ingiusta.
Se si vuole razionalizzare la spesa, si deve farlo nell’ ambito di una spesa per branca in cui ricadano tutte le strutture analoghe: non si può legare una struttura entro i limiti di un budget prefissato che mortifica il diritto alla professione libera, il diritto all’ impresa, il diritto del cittadino alla libera scelta del professionista. Tanto più che poi si invoca una soglia minima di efficienza per continuare a lavorare con la regione (almeno un po’ di coerenza logica, non dico razionale!!!)
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Nomenclatore Tariffario unico ed equo
L’elenco delle prestazioni erogabili per conto del SSR è datato sia dal punto di vista “nomenclatore”, ovvero sono elencate prestazioni vecchie e desuete laddove invece mancano prestazioni introdotte di recente nella pratica medica, sia dal punto di vista del “tariffario” in quanto il riconoscimento economico è fermo sostanzialmente a 30 anni fa Inoltre il nomenclatore-tariffario non è assolutamente unico, in quanto applicato in modo diverso nel pubblico e nel privato con prestazioni erogabili in convenzione solo presso le strutture a gestione diretta dal SSR (ospedali e laboratori pubblici) e non presso i laboratori accreditati
Liberalizzazione della Autorizzazioni
Le autorizzazioni all’ esercizio delle professioni sanitarie devono rispettare il conseguimento di requisiti minimi dettati dalle legge: ma l’ atto autorizzativo deve essere un atto dovuto, altrimenti non si dovrà più parlare di autorizzazioni ma di concessioni (cosa del tutto diversa).
E’ inammissibile che ci siano date entro le quali chiedere le autorizzazioni: chi non fa in tempo è fuori e chissà per quanto tempo
E’ inammissibile che le autorizzazioni siano subordinate ad un atto programmatorio comunale che, tra l’altro, non viene mai emanato contravvenendo alle leggi che la regione stessa si dà.
Non si può impedire al professionista di aprire un’ attività con oggetto sanitario solo per il fatto che si costituisca in forma societaria.
Bisogna capire, e una volta per tutte, che per esercitare anche l’ attività di medico di base occorre acquisire una struttura, una strumentazione, personale e organizzazione che prescindono spesso la gestione in forma personale per una serie di ragioni fiscali, di mantenimento nel tempo dell’ investimento, di funzionalità.
Ecco quindi che l’ “accidente” di organizzarsi in forma societaria non deve ostare all’atto autorizzativo che il professionista pretende in nome del rispetto dei requisiti previsti
e non ci sembrano obiettivi parziali, in tutte le accezioni del termine
Salute e saluti
paolo madonna